COMUNICATO STAMPA

3 marzo 2017

 

E’ ora di intervenire sugli uomini che agiscono violenza: La Corte di Strasburgo condanna l’Italia per inadempienza su caso di violenza domestica.

 

L’Associazione Relive – Rete nazionale dei centri per autori di violenza nelle relazioni di intimità attiva attraverso 14 Centri a livello nazionale è impegnata dal 2014 nel contrasto alla violenza contro le donne e nei programmi di cambiamento per autori di violenza. Nell’ottica di un efficace intervento in tema di contrasto alla violenza si evidenzia che la Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia stabilendo che le autorità italiane, non agendo prontamente in seguito a una denuncia di violenza domestica fatta dalla donna, hanno privato la denuncia di qualsiasi effetto, creando una situazione di impunità che ha contribuito al ripetersi di atti di violenza, che alla fine hanno condotto al tentato omicidio della ricorrente e alla morte di suo figlio.

Si tratta di una conferma di un fenomeno ben conosciuto da chi lavora nel settore della violenza domestica: la sottovalutazione da parte delle forze di polizia e dei magistrati delle situazioni di violenza domestica e il sostanziale abbandono in cui rischia di essere lasciata una donna dopo che ha fatto una denuncia.

La Convenzione di Istanbul, che è diventato quadro normativo in Italia dal 2013, pone in evidenza la necessità di intervenire su tre fonti principali: prevenzione, protezione e punizione – le famose 3 P ripetutamente citate.

Dobbiamo quindi prendere atto, a partire dalla condanna e dall’esperienza, che le fasi di protezione (delle donne in seguito ad una denuncia) e punizione (del maltrattante in seguito alle violenze) hanno fallito miseramente. Occorre potenziare la formazione degli operatori di polizia e soprattutto i magistrati che valutano le richieste di misure cautelare. Assistiamo infatti spesso ad una curiosa oscillazione dei magistrati fra misure esageratamente afflittive e archiviazioni scandalose. La violenza domestica è un fenomeno complesso e necessita della capacità di leggere tanto gli elementi di carattere affettivo, personale e relazionale che implicano posizioni contradditorie e spesso confuse, quanto elementi sociale, culturali e criminologici. Senza una di queste componenti il quadro non può essere composto. Per questo tutte le indicazioni internazionale a partire dalla Convenzione di Istanbul raccomandano un lavoro integrato di equipe multidisciplinari. Se non si interviene coinvolgendo Centri antiviolenza, centri per autori di violenza, operatori sociale e sanitari, forze dell’ordine e magistratura in un lavoro integrato non si può sperare di intervenire in modo efficace nella protezione e prevenzione.

Dobbiamo quindi proteggere le donne ed i figli/e vittime di violenza attraverso interventi tempestivi, coordinati e multidisciplinari, per impedire che chi si trova in una situazione di rischio sia lasciato solo ed esposto ad ulteriore violenza.

Ma dobbiamo anche intervenire in fase preventiva. Sempre con un intervento multidisciplinare e di rete dobbiamo cambiare la mentalità dei magistrati e delle forze dell’Ordine per ciò che concerne l’utilizzo di strumenti come l’Ammonimento del Questore in situazioni in cui si presentano episodi iniziali di violenza nelle relazioni di affettività come prescrive la L. 119/13.

Intervenire precocemente significa dare nell’immediatezza un segnale di disvalore alla violenza non permettendo che si instauri quel clima di impunità che può in molti casi portare ad una escalation.

E’ fondamentale invertire la tendenza in atto alla sottovalutazione della violenza, ma senza pensare di poter semplificare e ridurre il fenomeno sfrondandolo della sua complessità.

Prevenzione, protezione ed infine punizione.

Anche su questo piano dobbiamo rendere tempestive le misure cautelari e restrittive accompagnandole sempre con percorsi rieducativi per cercare di incidere sulla recidiva e sulla pericolosità sociale, sia in carcere che territorialmente.

Se vogliamo fermare i femminicidi, dobbiamo mettere in atto misure a 360° gradi per fermare gli uomini che agiscono violenza: prevenzione (ammonimento), protezione (misure cautelari e restrittive e programmi di rieducazione), punizione (condanne giuste e rieducazione).

Sono gli uomini che creano il problema è dalla loro responsabilità che dobbiamo ripartire.

Alessandra Pauncz - 3392929114

Presidente Associazione Relive – Rete nazionale Centri per autori di violenza