Progetto PAST - L'esperienza della Cooperativa Dorian Gray

 

Il PAST (Progetto per uomini Ammoniti per STalking) è finalizzato a rendere operativo il Protocollo ORFEO siglato a marzo 2020 tra la Cooperativa Dorian Gray e la Questura di Varese.

Esso si ispira al Protocollo ZEUS attivo tra la Questura di Milano e il CIPM (Centro Italiano per la Promozione della Mediazione). Il Protocollo ZEUS introduce nei decreti di ammonimento la cosiddetta ‘ingiunzione trattamentale’ ovvero l’obbligo da parte dei soggetti ammoniti di rivolgersi al CIPM per intraprendere un percorso finalizzato al miglioramento della gestione delle emozioni e del controllo dei propri impulsi nel tentativo di effettuare un recupero educativo e riabilitativo.

Il Protocollo ORFEO e, con esso, il PAST che lo implementa, affondano quindi le radici in un terreno fertile e si pongono nella scia di un'esperienza che si sta rivelando fondamentale nel ridefinire i rapporti tra Forze dell'Ordine ed Enti del privato sociale. Del resto, l'integrazione tra le diverse componenti interessate sembra un fattore imprescindibile per rendere realmente efficace l'azione di ciascuna di esse.

Viceversa, ridurre l'azione di contrasto alla violenza di genere unicamente alle sanzioni penali nei confronti dei rei, significa andare incontro a costi rilevanti in termini sia economici, che umani, per ottenere spesso risultati dubbi per quanto riguarda la prevenzione delle recidive e l'ingravescenza degli agiti.

Il PAST prevede un trattamento integrato psico-educativo finalizzato a rendere gli uomini consapevoli della lesività delle condotte violente e prevaricanti agite e a prevenire le recidive; l’approccio è fondamentalmente di gruppo, associato a interventi individuali a frequenza mensile che si svolgono parallelamente alle attività di gruppo. Al termine del percorso è previsto un follow up della durata di sei mesi nel corso del quale si svolgeranno dei colloqui individuali a frequenza mensile.

Il servizio offerto dal PAST è per molti versi affine Servizio per Autori di Violenza nelle Relazioni Intime (S.A.V.R.I.) attivo dal 2019 e del quale, del resto, ha ereditato l’impianto base.

Attraverso il PAST, finanziato da Fondazione Intesa San Paolo, sono stati valutati 16 uomini che si sono rivolti alla nostra Cooperativa a seguito dell’invito ricevuto dalla Questura in sede di ammonimento per stalking; 11 di questi uomini sono stati effettivamente presi in carico (due utenti sono stati valutati non idonei e tre hanno interrotto di loro iniziativa i colloqui di valutazione). L’undici febbraio è previsto l’avvio del percorso di gruppo al termine del quale si svolgeranno dei colloqui individuali di follow up a frequenza mensile. 

 

scopri di più sulla Cooperativa Sociale ONLUS Dorian Grey

 

Linee guida europee COVID-19 promosse dalla rete europea Work With Perpetrators European Network- WWP EN

 

In questo momento di estrema difficoltà ed emergenza, per garantire un lavoro responsabile con gli uomini autori di violenza durante la pandemia COVID 19, la rete europea dei Programmi per Autori ha stilato le Linee guida per il lavoro dei Programmi per Autori, tenendo conto che la situazione è in continua evoluzione e considerando le molte differenze esistenti da nazione a nazione. Scarica qui le Linee Guida.

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA

20 luglio 2017

 

Violenza di genere: pubblicato il nuovo bando da 10 milioni di euro per il finanziamento di progetti per la prevenzione e il contrasto del fenomeno.

Definite sei distinte linee d’intervento, ampliata l’azione anche a donne detenute e a donne vittime di violenza “economica”. Particolare attenzione anche a progetti volti a sostenere campagne di comunicazione culturale.

E’ stato pubblicato sul sito internet del Dipartimento per le Pari Opportunità (www.pariopportunita.gov.it) il nuovo bando di finanziamento dei progetti volti alla prevenzione e al contrasto alla violenza alle donne, anche in attuazione della convenzione di Istanbul.

Il bando, che finanzierà progetti per 10 milioni di euro, permetterà di supportare attività di sensibilizzazioni rispetto a sei aree d’intervento: donne migranti e rifugiate, inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza, supporto alle donne detenute che hanno subito violenza, programmi di trattamento di uomini maltrattanti, supporto e protezione delle donne sottoposte anche a violenza “economica” e progetti di sensibilizzazione, prevenzione ed educazione.

Il bando mira a creare una rete di interventi volta a contrastare e prevenire il fenomeno della violenza, allargando quanto più possibile il raggio d’azione in attuazione di quanto previsto dal Piano d’azione straordinario contro la violenza di genere.

E’ inoltre un primo traguardo frutto del percorso di condivisione avviato tra le istituzioni, le associazioni e gli enti territoriali attraverso la Cabina di Regia e l’Osservatorio Nazionale sul fenomeno della violenza.

L'azione proposta dal bando risponde infatti all'esigenza di aumentare le azioni specifiche su tutto il territorio coinvolgendo tutti i soggetti che a vario titolo contribuiscono alla prevenzione e al contrasto del fenomeno.

Alessandra Pauncz

Presidente Associazione Relive – Rete nazionale Centri per autori di violenza

Silvia Baudrino - 347 2590668

 

COMUNICATO STAMPA

3 marzo 2017

 

E’ ora di intervenire sugli uomini che agiscono violenza: La Corte di Strasburgo condanna l’Italia per inadempienza su caso di violenza domestica.

 

L’Associazione Relive – Rete nazionale dei centri per autori di violenza nelle relazioni di intimità attiva attraverso 14 Centri a livello nazionale è impegnata dal 2014 nel contrasto alla violenza contro le donne e nei programmi di cambiamento per autori di violenza. Nell’ottica di un efficace intervento in tema di contrasto alla violenza si evidenzia che la Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia stabilendo che le autorità italiane, non agendo prontamente in seguito a una denuncia di violenza domestica fatta dalla donna, hanno privato la denuncia di qualsiasi effetto, creando una situazione di impunità che ha contribuito al ripetersi di atti di violenza, che alla fine hanno condotto al tentato omicidio della ricorrente e alla morte di suo figlio.

Si tratta di una conferma di un fenomeno ben conosciuto da chi lavora nel settore della violenza domestica: la sottovalutazione da parte delle forze di polizia e dei magistrati delle situazioni di violenza domestica e il sostanziale abbandono in cui rischia di essere lasciata una donna dopo che ha fatto una denuncia.

La Convenzione di Istanbul, che è diventato quadro normativo in Italia dal 2013, pone in evidenza la necessità di intervenire su tre fonti principali: prevenzione, protezione e punizione – le famose 3 P ripetutamente citate.

Dobbiamo quindi prendere atto, a partire dalla condanna e dall’esperienza, che le fasi di protezione (delle donne in seguito ad una denuncia) e punizione (del maltrattante in seguito alle violenze) hanno fallito miseramente. Occorre potenziare la formazione degli operatori di polizia e soprattutto i magistrati che valutano le richieste di misure cautelare. Assistiamo infatti spesso ad una curiosa oscillazione dei magistrati fra misure esageratamente afflittive e archiviazioni scandalose. La violenza domestica è un fenomeno complesso e necessita della capacità di leggere tanto gli elementi di carattere affettivo, personale e relazionale che implicano posizioni contradditorie e spesso confuse, quanto elementi sociale, culturali e criminologici. Senza una di queste componenti il quadro non può essere composto. Per questo tutte le indicazioni internazionale a partire dalla Convenzione di Istanbul raccomandano un lavoro integrato di equipe multidisciplinari. Se non si interviene coinvolgendo Centri antiviolenza, centri per autori di violenza, operatori sociale e sanitari, forze dell’ordine e magistratura in un lavoro integrato non si può sperare di intervenire in modo efficace nella protezione e prevenzione.

Dobbiamo quindi proteggere le donne ed i figli/e vittime di violenza attraverso interventi tempestivi, coordinati e multidisciplinari, per impedire che chi si trova in una situazione di rischio sia lasciato solo ed esposto ad ulteriore violenza.

Ma dobbiamo anche intervenire in fase preventiva. Sempre con un intervento multidisciplinare e di rete dobbiamo cambiare la mentalità dei magistrati e delle forze dell’Ordine per ciò che concerne l’utilizzo di strumenti come l’Ammonimento del Questore in situazioni in cui si presentano episodi iniziali di violenza nelle relazioni di affettività come prescrive la L. 119/13.

Intervenire precocemente significa dare nell’immediatezza un segnale di disvalore alla violenza non permettendo che si instauri quel clima di impunità che può in molti casi portare ad una escalation.

E’ fondamentale invertire la tendenza in atto alla sottovalutazione della violenza, ma senza pensare di poter semplificare e ridurre il fenomeno sfrondandolo della sua complessità.

Prevenzione, protezione ed infine punizione.

Anche su questo piano dobbiamo rendere tempestive le misure cautelari e restrittive accompagnandole sempre con percorsi rieducativi per cercare di incidere sulla recidiva e sulla pericolosità sociale, sia in carcere che territorialmente.

Se vogliamo fermare i femminicidi, dobbiamo mettere in atto misure a 360° gradi per fermare gli uomini che agiscono violenza: prevenzione (ammonimento), protezione (misure cautelari e restrittive e programmi di rieducazione), punizione (condanne giuste e rieducazione).

Sono gli uomini che creano il problema è dalla loro responsabilità che dobbiamo ripartire.

Alessandra Pauncz - 3392929114

Presidente Associazione Relive – Rete nazionale Centri per autori di violenza

 

Altri articoli...

  1. Presentazione Relive